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Si dice spesso che chi ha assaggiato almeno una volta lo Château Palmer se lo ricorderà per tutta la vita. Senza pretese, questo potrebbe essere vero, dato che si tratta di un nome così bello per Margaux. Lo Château iniziò a farsi conoscere nel 1814, quando il colonnello Charles Palmer lo acquistò da Marie de Gascq, nella quale aveva investito somme considerevoli.
Lo Château Palmer ottenne il titolo di Troisième Grand Cru Classé nella classificazione del 1855 per l'Esposizione Universale di Parigi. Solo l'anno successivo, sotto l'egida dei fratelli Péreire, fu costruito lo Château neorinascimentale che conosciamo oggi. Oggi il Domaine è di proprietà in parti uguali delle famiglie Sichel e Mähler-Besse, che continuano a espandere la sua reputazione.
Il vigneto si estende su 55 ettari, piantati con il 47% di Cabernet Sauvignon, il 47% di Merlot e il 6% di Petit Verdot. Dal 2014 le vigne sono interamente gestite secondo i principi della biodinamica. I vini vengono affinati per 20-22 mesi in botti di rovere, di cui il 50% nuove.
Un secondo vino viene prodotto dalla tenuta, Alter Ego de Palmer.
Lo Château Palmer è rinomato per la finezza e l'eleganza dei vini che offre. Vini che sono un vero e proprio invito al piacere dei sensi.
"Palmer è una sinfonia orchestrale basata sul basso, Alter Ego è un tema jazz abbagliante"
In questo anno così speciale, il tempo è sembrato fermarsi, costringendoci a concentrarci sull'essenziale: coltivare le nostre vigne, ascoltare il nostro ambiente. Sulla scia di un 2018 eccezionale e di un 2019 di pura eleganza, il 2020 completa una trilogia eccezionale con corsa e voluttà.
A fine febbraio, con quasi due settimane di anticipo sul calendario, il germogliamento delle viti dà il via a un'annata di grande precocità.